venerdì 27 febbraio 2009

Antimafia contro Vigili Urbani: chi ha ragione?


Le ha tentate tutte Crocetta per bloccare la seduta consiliare in cui si sarebbe discusso delle dichiarazioni rilasciate dal presidente dell’Antiracket Renzo Caponetti all’autrice del libro “No al pizzo” in cui è scritto che due vigili urbani nel 2004 gli avrebbero chiesto il pizzo. Aveva telefonato al presidente del consiglio comunale Di Dio, ma anche ai consiglieri perché la seduta non si facesseì. Ma Di Dio è stato irremovibile perché l’organo consiliare nella sua piena autonomia ha il diritto di discutere degli argomenti che più ritiene opportuni. Nessuno vuole processare il presidente dell’antiracket come il primo cittadino forse pensava.Lunedì 16 febbraio la seduta si è tenuta regolarmente e non a porte chiuse come avrebbe voluto Crocetta. Il risultato non è esaltante e lascia trasparire il travaglio interiore e forse per alcuni la mancanza di coraggio e di assunzione di responsabilità. Infatti c’è chi si defila – ed è grave – ma anche chi si astiene. La mozione con cui Paolo Cafà (DeS) chiede le dimissioni di Renzo Caponetti dall’Antiracket viene respinta. All’atto della votazione sono presenti 20 consiglieri: Ventura, Nastasi, Cafà Paolo, Gennuso, Giocolano, D’Arma, Liardo, Collura, Biundo, Marchisciana, Cassarà, Trainito, Scuvera, Greco, Muncivì, Napolitano, Di Stefano, Susino, Robilatte, Ferracane. Si registrano sette voti di astensione che aggiunti ai cinque contrari determinano una maggioranza di 12 voti che prevalgono sugli otto favorevoli. Un esito che nasconde una verità incontrovertibile: ombre nel comportamento di Caponetti. Otto consiglieri vorrebbero che rassegnasse le dimissioni dall’associazione antiracket perché ritenuto inadeguato, sette preferiscono non esprimersi nel dubbio, mentre solo cinque lo ritengono adatto a ricoprire quella carica. Forse il risultato sarebbe stato diverso se Collorà, Di Dio, Trufolo e Ferrara fossero rimasti in aula a votare. Inspiegabile l’astensione del Pdl Lucio Greco che la motiva con il fatto che non spetta al Consiglio chiedere le dimissioni di Renzo Caponetti, facendo finta di non capire (e non poteva, visto che lo si ritiene un bravo avvocato, oltre che un politico acuto) che il risultato della votazione avrebbe avuto un significato prettamente politico. La seduta è stata caratterizzata da scontri verbali e prese di posizioni scomposte, che si trasferiscono, mentre è in corso il dibattito, fuori dall’aula nei corridoi di Palazzo Bianco, dove il sindaco animatamente cerca di spiegare ad alcuni consiglieri la linearità dei suoi comportamenti, mentre viene contestato dal capogruppo di DeS Paolo Cafà, anche lui fuori dall’aula. La presenza del vice sindaco Nuara e del comandante della Polizia municipale Alè non aiuta molto a comprendere la dinamica della presunta richiesta di pizzo da parte di due vigili urbani. Non esiste traccia di sospensione dal servizio dei due vigili, né alcuna indagine. Solo la recente decisione del Comando di querelare Caponetti. Adesso l’iter giudiziario farà il suo corso. Da questa vicenda Crocetta ne esce politicamente vincitore ma moralmente con le ossa rotte. Prima la vicenda Agroverde con Stefano Italiano vice presidente dell’Antiracket indagato, poi la questione della somma urgenza dei loculi di Farello affidata ad una ditta vicina al suo ex partito, ora il caso Caponetti. La seduta consiliare si apre con l’intervento del capogruppo Pdl Gaetano Trainito. “Chiedo chiarezza – egli dice ad una platea attenta con presenza di poliziotti, vigili urbani e pubblico vario – sulla presunta richiesta di pizzo da parte di due vigili urbani. Perché l’episodio accaduto nel 2004 non venne denunciato tempestivamente all’autorità giudiziaria? Il Pdl ha chiesto l’istituzione di una Commissione prefettizia che possa far luce sull’accaduto”. Il vice presidente del Consiglio Dionisio Nastasi se la prende con il sindaco che non avrebbe voluto che il Consiglio discutesse di questi argomenti che infangano il buon nome di Gela. “Fa molto male – egli dice - ad un gelese leggere sui giornali che due vigili urbani chiedono il pizzo. Bisogna fare piena luce su questo episodio accertando se è vero o falso. Naturalmente ampia fiducia alla magistratura”. E’ la volta del sindaco che dichiara di sentirsi molto imbarazzato e contrariamente a quanto aveva dichiarato il giorno prima, ritiene la seduta legittima ma in un certo irriguardosa nei confronti di presunti indagati. Esprime parole di apprezzamento nei riguardi del Corpo di Polizia municipale difendendo a spada tratta l’istituzione e allo stesso tempo anche l’Antiracket. Per Crocetta non è messa in discussione l’onorabilità del corpo anche se al suo interno c’è qualche mela marcia. Anzi c’è da essere felici se adesso si farà pulizia. “Riguardo poi a Caponetti – aggiunge il sindaco – è una persona che rischia ogni giorno la vita e convince sempre più commercianti a denunciare il pizzo. Lo si deve forse condannare per essersi sfogato su un libro sulle vicende di cui è stato protagonista?” A rispondergli per le rime è il capogruppo DeS Paolo Cafà. “Sono state accusate due persone in divisa – afferma Cafà – non si tratta di due delinquenti. Sono dichiarazioni devastanti. Il Consiglio comunale ha fatto bene a chiedere la convocazione straordinaria ed urgente non per processare i vigili, ma per fare chiarezza e per tutelare l’immagine della città. Stiamo parlando di gente in divisa. Se la notizia è fondata allora questa gentaglia va cacciata via immediatamente, altrimenti si tratta di una colossale bufala. “Non bisogna accettare le generalizzazioni – dice Giovanna Cassarà (Pdci) – e questo episodio non deve oscurare l’operato e l’onorabilità del corpo di polizia municipale. Questo Consiglio deve lanciare il messaggio che bisogna credere nel corpo dei vigili urbani. I singoli episodi non possono incrinare la bontà delle istituzioni che in questa città sono solidi”. “Ero fuori sede – riferisce Enzo Cirignotta (Udc) – quando sono stato informato dell’episodio sul quale bisogna trarre un monito. Dobbiamo avere molta prudenza nel fare certe affermazioni. Il mio auspicio è che questi due presunti vigili urbani escano puliti per il bene della città e del corpo. Se ci sono mele marce, occorre subito isolarle”. Il capogruppo Pd D’Arma si rammarica per questi episodi che certamente non danno una bella immagine della nostra città. “Il mio augurio – ha concluso – è che si faccia la più presto chiarezza sull’intera vicenda che getta fango sulla città. Se ci sono persone che hanno sbagliato paghino. Chi ha rilasciato dichiarazioni affrettate faccia un esame di coscienza”. Molto duro l’intervento di Trufolo che chiede a Crocetta se sia stata aperta un’inchiesta. “Il messaggio che passa – afferma – è che ci sono due vigili che hanno chiesto il pizzo e sono ancora in servizio. Non è possibile che dopo tre anni il sindaco non abbia ancora preso provvedimenti a differenza di altre volte che ha subito allontanato una persona in odor di mafia. Perché non lo ha fatto?”

Tratto da Il Corriere di Gela a firma di Nello Lombardo

sabato 21 febbraio 2009

L'Italia del trucco, L'Italia che siamo

Dal Presidente della "Associazione Contro Tutte le Mafie", Antonio Giangrande, ricevo e pubblico:


In Italia, come a Gela, urge il bisogno di ribellarsi alle ingiustizie. Si ha l'esigenza di trovare qualcuno che ti ascolta e che sia dalla parte del più debole. Oggi non esiste Istituzione o Associazione, che, di fatto, tuteli, contro tutti i poteri forti, i diritti dei disabili, dei disoccupati, dei carcerati, delle vittime dei reati.
Nel 2004 è nata l’Associazione Contro Tutte Le Mafie di cui sono presidente.
E’ nata proprio per denunciare penalmente i responsabili delle sopraffazioni e denunciare pubblicamente le omissioni e le omertà. Tutto questo senza favoritismi ed impunità. Sempre e comunque a favore delle vittime.
Per le sue degne finalità ha valenza istituzionale, essendo iscritta presso la Prefettura di Taranto come associazione antimafia. Dell'associazione fanno parte Magistrati, Professori Universitari, Avvocati, Giornalisti e cittadini di ogni censo. Si sono associati per divenire una unica forte voce di ribellione.
In seguito alla mia attività ho ricevuto solo ritorsioni: impedimento al lavoro e persecuzioni per reati inesistenti e con violazione del diritto di difesa. Il mio scopo è l'adozione delle nostre proposte di legge, tra cui spicca la previsione obbligatoria del difensore civico amministrativo e del difensore civico giudiziario. Figure, queste, che servirebbero a difendere i cittadini da lobby e caste.
L'associazione è ONLUS. Non riceviamo finanziamenti da nessuno, né gli aderenti pagano alcunché. Le spese e le attività sono tutte a carico del Presidente, pur nella sua indigenza, aiutato dai suoi familiari. A suo carico sono anche le responsabilità per le cose sacrosante che denuncia e che, per molti, devono essere sottaciute.
Ai media chiedo di aiutarmi a denunciare una realtà che ai più è sconosciuta, alla politica chiedo l'adozione delle mie proposte di legge, affinché si lasci una società migliore ai nostri figli, ai magistrati chiedo di essere giusti ed equi, rispettosi dei cittadini e della legge, senza impunità per nessuno.
Vivere in un ambiente dove tutti non vedono, non sentono, non parlano delle ingiustizie, che ci sono, ma che non vengono conosciute, significa essere emarginato ed essere accusato di devianza dalla conformità imperante.
Tutto questo mi costa l’essere ignorato dalla maggior parte dei media, anche se qualche direttore di testate giornalistiche haaderito alla mia associazione e la sostiene dandole la visibilità che si merita. Molti mi dicono perché lo faccio e perché non mi disinteresso delle vittime delle ingiustizie, che spesso sono irriconoscenti, in questo modo, guadagnandoci... Il mio fine non è il denaro.
Tra le mie inchieste, ho provato, tra le altre cose, che tutti i concorsi pubblici sono truccati o truccabili, che in carcere ci stanno i presunti innocenti e che in Italia vi sono stati 4 milioni di errori giudiziari.
Ma chi è realmente la mafia?
Solo chi è prepotente? O anche chi è potente? Oppure ancora per mafia deve intendersi anche chi, col silenzio o a causa del timore, potrebbe finire per essere in un certo senso colluso?
Nei piccoli comuni, come può essere Gela, come nei grandi centri vi è un agglomerato di interessi politici ed economici, che non vanno assolutamente toccati. Chi ne fa parte usa ogni mezzo per tutelare il sistema, spesso con l’illegalità e la violenza. Chi rimane fuori cerca di denunciarlo al mondo, ma rimane inascoltato ed emarginato. Ignorato da tutte le istituzioni e da tutte le forze politiche. Si combatte contro un muro di gomma. Poi si lamentano che la gente scende in piazza nei VAFF...DAY.
l’Associazione Contro Tutte le Mafie, è operante gratuitamente in tutta Italia, quindi anche a Gela ma per obbligo di legge deve essere iscritta solo presso la Prefettura della sede legale.
Se il Volontariato, in Italia, sopperisce agli effetti dell'inefficienza del sistema pubblico, l'Associazione Contro Tutte Le Mafie è l'unico sodalizio che denuncia e combatte le cause e i responsabili di queste inefficienze. Per questo siamo emarginati dalle istituzioni locali, ma siamo stimati dalle istituzioni centrali.
Noi divulghiamo l’educazione alla legalità. A tal fine è stato pubblicato un saggio d’inchiesta sconvolgente di pubblico interesse nazionale: si intitola "L'Italia del trucco, l'Italia che siamo".
Esso è il “libro bianco delle illegalità sottaciute”. Un libro "senza peli sulla lingua".
La peculiarità dell’opera necessita di una promozione capillare, adeguata e qualificata, tenuto conto dell’importanza dei suoi contenuti per lo sviluppo socio – culturale degli italiani.
Il libro, in molti istituti statali superiori di tutta Italia, è adottato particolarmente dai docenti di diritto o delegati alla legalità o all’educazione civica. L'approfondimento delle tematiche contenute è affrontato in gruppi di lettura o di studio.
Comunque, è un libro che chiunque, con cultura ed intelletto, deve leggere.
Insomma, in una Italia dove nessuno legge, noi cittadini sappiamo quel poco che sinteticamente ci fanno sapere dai tg nazionali.
Il libro serve ad aprire la mente sulla realtà che ci circonda, per poter, poi, adottare le scelte di vita più opportune.
Gli argomenti trattati sono le anomalie taciute ed impunite pertinenti: Politica e Pubblica Amministrazione, Mafia e Giustizia, Welfare, Informazione, Economia, Istruzione, Ambiente, Sport.
Verità nascoste o dimenticate che rappresentano un'Italia tenuta al guinzaglio da un sistema di potere composto da caste, lobby, mafie e massonerie: un'Italia che deve subire e deve tacere.
In calce vi è il Dossier Ingiustizia redatto da un professionista forense.
Grazie a tutti voi.
Antonio Giangrande
Presidente
Associazione Contro Tutte le Mafie

giovedì 12 febbraio 2009

C'era una volta lo Statuto siciliano...



Nel 1812 nasce la Costituzione siciliana.
Nel 1947 nasce la Costituzione italiana.
Per chi ancora due conti li sa fare, salta agli occhi che la Costituzione siciliana nacque ben 135 anni prima di quella italiana!
Noi siciliani siamo arrivati per primi a promulgare una Costituzione e, di fatto, essendo quella italiana nata dopo ed avendo “inglobato” quella siciliana al proprio interno, la Costituzione siciliana è, a tutti gli effetti, legge!
Naturalmente i politici nostrani che si sono susseguiti nei vari “governicchi” siciliani si sono guardati bene dal far rispettare in toto la nostra Costituzione, impegnati com’erano a svendere le nostre sorti in cambio di una mangiata di voti, di una mangiata di posti di lavoro, di una mangiata di proprietà immobiliari, e di altri indulti sparsi qua e là e di cui si è persa la memoria.
L’art. 36 dello Statuto Siciliano recita: “al fabbisogno finanziario della Regione si provvede (…) a mezzo tributi, deliberati dalla medesima”. Il successivo art. 37 prevede che “per le imprese industriali (…) che hanno sede centrale fuori dal territorio della Regione, ma che in essa hanno stabilimenti e impianti, nell’accertamento dei redditi viene determinata la quota da attribuire alla Sicilia”.
Dalla combinazione dei due articoli si evince che è fondatissima, da parte della Regione Sicilia, la richiesta alle imprese produttrici e di raffinazione del petrolio, di pagare una tassa ambientale a compensazione dell’immane, anzi, irreversibile inquinamento che hanno prodotto alla Sicilia.
Anzi, tale richiesta può e deve essere estesa alle accise che tali imprese pagano allo Stato.
Ma, come dicevo prima, i presidenti dei 56 governicchi siciliani che si son susseguiti fino ad oggi, hanno dolosamente omesso e dimenticato questi articoli del nostro Statuto, anzi, hanno volutamente e indiscriminatamente evitato di far valere lo Statuto nella sua interezza!
Sminuendolo. Ridicolizzandolo. Ridicolizzandoci!
Anni fa, esattamente nel 2000, è stata emanata una legge che prevedeva il ritorno dello 0.3% delle accise sulla produzione e sulla raffinazione del greggio in quelle città dove insiste una raffineria.
Per Gela, a occhio e croce, significherebbe circa 50 mln di euro nelle casse del Comune! Come dire raddoppiare il bilancio comunale!
Adesso non sto a farvi l’elenco di ciò che si potrebbe fare con quei soldi (qualche politico farebbe scorrere acqua potabile da tutti i rubinetti che non sapremmo più dove metterla...), ma posso solo dirvi che l’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi firmò la legge, ma non divenne mai esecutiva perchè non fu emendata da una concertazione Stato-Regione.
Quella concertazione non si è mai svolta!
Sono passati 19 anni. Nessuno ha mai fatto pressione. Nessuno!
Nel 2004 a Gela si era avviata una raccolta di firme per sollecitare il Capo dello Stato ad avviare questa concertazione ma, per dirla alla Shakespare, "tanto rumore per nulla…"
Da quando è diventato Assessore regionale all’industria, l’on. Pippo Gianni ha sposato questa battaglia. Ma dovrà avere il sostegno del suo e del nostro (?) governatore affinché chieda, come deve, gli importi relativi ad accise e a tasse ambientali.
E sapete qual è la cosa più suggestiva? E’ che il tutto può –e deve- essere impugnato davanti alla Corte di Giustizia di Lussemburgo perché il Governo centrale non può superare i limiti dello Statuto! E questo per i motivi che ho elencato all’inizio di questo post.
Ma tutto questo non può essere il cavallo di battaglia di una classe politica siciliana priva di orgoglio… e di palle!
E cosa succederà adesso che il Governo centrale determinerà che ogni Regione si tratterrà la maggior parte del gettito di imposte (dirette e indirette), mentre si darà scarso spazio al naturale principio di solidarietà tra regioni ricche e regioni povere? Con l’imminente entrata in vigore del federalismo fiscale è proprio ciò che accadrà!
E’ dunque di vitale importanza che questa battaglia venga condotta senza arretrare di un millimetro e, finalmente, facendo valere il peso specifico maggiore del nostro Statuto rispetto alla Costituzione italiana!
La Sicilia raffina il 50% degli idrocarburi destinati al resto dell’Italia, ed esporta il 40% di energia elettrica. E che cosa ne abbiamo in cambio? Tumori, malformazioni, inquinamento, falde acquifere in cui ormai si riscontrano tracce d’acqua… e politici che usano tutto questo come ufficio di collocamento ambulante!
Ci siamo rotti con questo colonialismo!
Basta con i silenzi e con le frasi di circostanza!
Basta con le indignazioni e le interrogazioni!
Basta con i convegni fini a sé stessi!
Ci hanno zittiti con una fontana alle porte della città, con un campetto di calcio, e con un dissalatore.
Continuano a trattarci ancora come se avessimo l’anello al naso!
E noi saltiamo e cantiamo inni di gioia per due perline e per una collanina…
Un grazie di cuore…

domenica 8 febbraio 2009

Lasciamoli in pace...

Forse non dovrei scrivere questo post, forse non dovrei toccare un argomento così delicato, non foss’altro che, per un blog che si chiama Gelacontro, è quantomeno fuori tema, visto che di Gela ha poco, anzi nulla. Ma toccando le coscienze di ognuno di noi, non potevo davvero esimermi dal commentare tutto quanto sta succedendo attorno alla famiglia Englaro.
Lungi da me
giudicare giusta o sbagliata la decisione dagli Englaro, una considerazione va fatta.
Molti, tutti si sono buttati sulla notizia, peccando di un opportunismo fuori luogo, assillante e, francamente, alquanto squallido e irrispettoso!
Intervengono politici, ministri, esimi esperti ed esimi rappresentanti della Curia, intervengono gli avvocati e i giuristi col compito di promulgare leggi ad hoc, ma nessuno di questi, NESSUNO ha mostrato un pizzico di rispetto per una famiglia che da anni sta vivendo un dramma guardando la povera Eluana NON vivere.
Nessuno che si sia messo nei panni, non dico di Eluana, ma della famiglia.
E’ chiaro che NESSUNO può mettersi nei loro panni, ma la mancanza di rispetto sta proprio nel giudicare tutta la vicenda dall’alto dei loro scranni senza nemmeno tentare di calarsi nel dolore che in questi anni e soprattutto in questi giorni sta vivendo questa sfortunata famiglia. Quando sarebbe stato molto meglio far calare un velo di pietoso silenzio sulla vicenda e lasciare la famiglia Englaro vivere dignitosamente questi momenti, senza clamore, senza pacche sulle spalle e senza falsi perbenismi!
Sentire poi Gasparri dichiarare in una intervista televisiva “aspettino almeno qualche giorno, il tempo di promulgare la legge” è la cosa più abominevole e schifosa che un rappresentante delle istituzioni possa dire!
Gasparri… vergognati!
Ignobile!
E naturalmente non poteva mancare la “santa” parola del Papa che dalla sua finestra lancia un anatema contro quei medici e contro quei magistrati che stanno contribuendo alla fine delle sofferenze di Eluana e della sua famiglia. Vissuto com’è stato tra agi, libri, scritture, viaggi e pianoforte, a parte una parentesi della sua infanzia (comune a tutti quelli che hanno vissuto il nazismo), cosa sa il buon Ratzinger della sofferenza della famiglia Englaro? Proprio lui non dovrebbe avere più rispetto per questa famiglia che da anni soffre? Proprio lui non dovrebbe ricordarsi che c’è una netta distinzione tra potere temporale e potere spirituale? Proprio lui non dovrebbe spendere qualche parola di conforto nei confronti di questa martoriata famiglia?
Evidentemente gli sta molto più a cuore l’affermazione del proprio potere temporale (si, temporale! Altro che spirituale…) piuttosto che alleviare il dolore di questa povera famiglia e pregare per la povera Eluana.
Ratzinger… vergognati!
E al nostro sommo governatore non gli sembra vero di avere dalla sua parte il sommo pontefice e tutto il mondo cattolico per ribadire quanto sia buono, lui, quanto gli stia a cuore la vita piuttosto che la morte. Magari qualcuno gli spieghi che oltre alla vita e alla morte esiste una “non” vita, accompagnata dalla morte della speranza, che, spesso, porta alla morte della Fede.
E allora? Come la mettiamo, presidente?
Voleva cambiare la legge, anzi, farne una nuova perché prima non c’era! Voleva farlo con un decreto legge ma, ahimè, anzi, ahilui, non ha tenuto conto che in Italia esiste un “garante” della Costituzione, un “garante” della Repubblica, un certo Capo dello Stato che ha scombussolato i suoi piani bocciando il suo decreto legge definendolo, giustamente, anticostituzionale. E il sommo governatore cosa fa? Anzi, cosa dice? “Cambierò la Costituzione, anzi, ne faccio una nuova” !
Bravo presidente!
La stessa cosa fece secoli fa un monarca inglese, tale Enrico VIII, il quale non avendo ottenuto il divorzio dalla moglie per sposare Anna Bolena, si costruì una Chiesa su misura, una religione su misura, che gli permise di realizzare il suo disegno. Sappiamo tutti com’è finita…
Fatti pure una Costituzione su misura, caro presidente, tanto per farla della tua misura non impiegheresti poi tanto…

Vorrei vedere tutti voi, anzi, tutti noi al loro posto, al posto della famiglia Englaro.
Vi prego, lasciateli in pace.
Lasciamoli in pace.

mercoledì 4 febbraio 2009

Morire di fame... o morire di fumo?




BUON LAVORO... E BUON APPETITO!